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Mentre io m’occupava così deliziosamente del suo bene, un giorno due secondini vengono a prendermi.

— Si cangia alloggio, signore.

— Che intendete dire?

— C’è comandato di trasportarla in un’altra camera.

— Perchè?

— Qualch’altro grosso uccello è stato preso, e questa essendo la miglior camera... capisce bene...

— Capisco: è la prima posa de’ nuovi arrivati.

E mi trasportarono alla parte del cortile opposta, ma, ohimè! non più a pian terreno, non più atta al conversare col mutolino. Traversando quel cortile, vidi quel caro ragazzo seduto a terra, attonito, mesto: capì ch’ei mi perdeva. Dopo un istante s’alzò, mi corse incontro; i secondini volevano cacciarlo, io lo presi fra le braccia, e, sudicietto com’egli era, lo baciai e ribaciai con tenerezza, e mi staccai da lui — debbo dirlo? — cogli occhi grondanti di lagrime.