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que’ sogni io amava di persuadermi che non fossero accidentali, ma bensì vere manifestazioni sue, permesse da Dio per consolarmi. Sarebbe cosa ridicola s’io riferissi la vivezza di tali sogni, e la soavità che realmente in me lasciavano per intere giornate.

Ma i sentimenti religiosi e l’amicizia mia per Maroncelli alleggerivano sempre più le mie afflizioni. L’unica idea che mi spaventasse era la possibilità che questo infelice, di salute già assai rovinata, sebbene meno minacciante della mia, mi precedesse nel sepolcro. Ogni volta ch’egli ammalava io tremava; ogni volta che vedealo star meglio, era una festa per me.

Queste paure di perderlo davano al mio affetto per lui una forza sempre maggiore; ed in lui la paura di perder me, operava lo stesso effetto.

Ah! v’è pur molta dolcezza in quelle alternazioni d’affanni e di speranze per una persona che è l’unica che ti rimanga! La nostra sorte era sicuramente una delle più misere che si dieno sulla terra; eppure lo stimarci e l’amarci così pienamente formava in mezzo a’ nostri dolori una specie di felicità; e davvero la sentivamo.