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Capo LIV.

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Quelli ch’erano stati condannati avanti noi, erano già partiti per Lubiana e per lo Spielberg, accompagnati da un commissario di polizia. Ora aspettavasi il ritorno del medesimo commissario, perchè conducesse noi al destino nostro. Questo intervallo durò un mese.

La mia vita era allora, di molto favellare ed udir favellare, per distrarmi. Inoltre Maroncelli mi leggeva le sue composizioni letterarie, ed io gli leggeva le mie. Una sera lessi dalla finestra l’Ester d’Engaddi a Canova, Rezia ed Armari; e la sera seguente l’Iginia d’Asti.

Ma la notte io fremeva e piangeva, e dormiva poco o nulla.

Bramava, e paventava ad un tempo, di sapere come la notizia del mio infortunio fosse stata ricevuta da’ miei parenti.

Finalmente venne una lettera di mio padre. Qual fu il mio dolore, vedendo che l’ultima da me indirittagli non gli era stata spedita subito,