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Capo XLIII.

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Alle finestre delle prigioni laterali, conobbi sei altri detenuti per cose politiche.

Ecco dunque che, mentre io mi disponeva ad una solitudine maggiore che in passato, io mi trovo in una specie di mondo. A principio m’increbbe, sia che il lungo vivere romito avesse già fatto alquanto insocievole l’indole mia, sia che il dispiacente esito della mia conoscenza con Giuliano mi rendesse diffidente.

Nondimeno quel poco di conversazione che prendemmo a fare, parte a voce e parte a segni, parvemi in breve un beneficio, se non come stimolo ad allegrezza, almeno come divagamento. Della mia relazione con Giuliano non feci motto con alcuno. C’eravamo egli ed io dato parola d’onore, che il segreto resterebbe sepolto in noi. Se ne favello in queste carte, egli è perchè, sotto gli occhi di chiunque andassero, gli sarebbe impossibile indovinare, chi, di tanti che giacevano in quelle carceri, fosse Giuliano.