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parte seconda 35

delle arti, e consistèvin quattro carri uno rappresentante il trionfo di Cesare per simboleggiare la generosità nel perdonare; il secondo rappresentava Pompeo per l’amore alla libertà; il terzo rappresentava Ottaviano Augusto perchè amò la pace e chiuse il tempio di Giano, finalmente il quarto rappresentava Traiano perchè osservò la giustizia. Con questi carri allegorici venivano così simboleggiate le virtù sulle quali deve essere basato un Governo.

Da questi trionfi nacque in Cosimo l’idea del palio dei Cocchi, quale fino dal 22 giugno dell’anno 1563, fu corso sulla piazza di S. Maria Novella. Furono a tale effetto costruite in detta piazza due guglie di legname onde potesse aver luogo la corsa come si costumava negli antichi giuochi olimpici; dette guglie poi nell’anno 160S, furano fatte di marmo di Serravezza sostenute da Tartarughe di bronzo eseguite da Giovan Bologna. I cocchieri che guidavano detti carri, o cocchi, vestivano una piccola giubba di seta di diversi colori, cioè Bianco, Giallo, Eosso e Celeste, con cappello con penne simili e bardatura ai cavalli all’eroica, la spesa del palio era a carico dei Capitani di parte ed asceudeva a scudi 45 e soldi 15.

Assisteva a questa corsa il granduca Cosimo presso la loggia edificata fino dal 1451, sul disegno lasciato dal Brunelleschi, ed in quell’epoca quel locale, unitamente all’attiguo convento, era destinato a spedale dei convalescenti. Il fondatore di questo spedale nel 1313, fu Clone di Lapo Pollini di cui vedesi il busto nel cortile degli Innocenti. Questa loggia come sta scritto sul tondo di terra cotta che è verso via della Scala, fù cominciata nel 1450, e terminata nel 1495; essa in occasione del palio dei cocchi veniva dalla guardaroba generale parata di velluto cremisi con sedie simili gallonate d’oro. Accanto al palco dei principi