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Le braccia mi ricaddero sul grembo, ed io rimasi un lungo momento incapace di pensiero, non appena ebbi letto le poche parole del telegramma:

Io muoio, Vieni. Viviana — diceva il laconico appello, che mi piombava sull’anima come un fragore di folgore.

Ma, poi che ebbi vinto il primo turbamento, misi il cappello, lanciai un avviso all’usciere, e mi precipitai fuor della stanzetta, ove ogni giorno, con non lieve pena, combatto la lotta per la vita.

La stagione era propizia ad una, sia pure improvvisa diserzione. Sulla città, sugli affari, imperava la canicola di agosto; ogni cosa, pensiero ed azione, ristagnava in un grande assopimento, come, entro il cerchio delle rive basse, dorme, silenziosa e greve, l’acqua delle paludi maremmane.

Io poteva, dunque, disertare per un giorno,