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dirittura — forse appunto per questa carnevalata, che son gli amori che conducono al suicidio. Un ignorantello, bocciato nei recenti esami liceali, lo definì persino un «parto laborioso» — e dimenticò l’appellativo di «mostruoso» più rincalzante d’assai, poiché infatti, gli spasimi, la febbre, le ansie e le grida delle quindici notti, in cui il libro fu scritto, vi fecero scivolar dentro non poche offese al bello italo stile.

Tutti, tutti, poi dissero apertamente, od insinuarono, che le «Confessioni» erano la mia propria autobiografia, — come se, me vivente e circondata nella famiglia, nella parentela, nelle relazioni sociali d’altri viventi, io avessi potuto mettete in piazza, con tanta tranquilla indifferenza, il po’ po’ di roba peccaminosa che riguarda l’eroina, presunta me stessa, e tutto il luridume abietto che la circonda! Ma, ripeto, tutto questo non mi preoccupava. Era il successo morale, che mi sorprendeva e che mi tornava, più d’ogni altro, lusinghiero. Perchè, infine, se la missione dello selettore non è soltanto quella di guadagniarsi il