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loro indole. Si può essere fin troppo buoni senza sospetto di viltà o di paura.

Intanto io era giunto in Puglia, abbastanza contento di me e delle cose mie. Da Venezia mi davano ottime novelle; l’Aglaura era incinta, il vecchio Apostulos tornato felicemente, mio padre in viaggio per ritornare; e quanto a quest’ultimo che pel momento mi premeva più di tutti, mi si lasciavano travedere delle grandi cose, delle grandi speranze! — Io ci almanaccava dietro da un pezzo; ma solamente da qualche mezza parola di Lucilio avea potuto ricavar qualche lume. Pareva che costituiti in repubblica da Milano a Napoli, volessero o fosse intendimento d’alcuni di dare il ben servito ai Francesi, e fare da sè. Perciò si voleva indurre la Porta Ottomana a collegarsi colla Russia, e a dare addosso a Francia nel Mediterraneo; da potenze così lontane non temevasi una diretta preponderanza; si intendeva anzi di opporle all’influenza di governi più vicini ed opportuni a stabili signorie. Da ciò venni in sospetto che mio padre si fosse affaccendato in fin allora in quell’alleanza Turco-Russa che avea fatto maravigliare il mondo per la sua prestezza e mostruosità. Ma cosa volessero cavarne, allora appunto che i Francesi sembravano disposti più a ritirarsi che a padroneggiare, io non lo vedeva davvero. Pareva al mio debole giudizio che la nostra indipendenza, appoggiata ai Turchi ed ai Russi, avrebbe fatto pessima prova della propria solidità. Ma v’avea gente allora che portava più oltre assai le proprie illusioni, e lo si comprenderà dalla morte miserrima del generale Lahoz nelle vicinanze d’Ancona. Intanto fermiamoci in Puglia ad osservare i vascelli turco-russi, che dai conquistati porti di Zante e di Corfù si volgono alle spiagge tumultuanti della Puglia.

Ettore Carafa non era l’uomo delle mezze misure. Giunto dinanzi al suo feudo di Andria, i cui abitanti par-