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314 le confessioni d’un ottuagenario.

per la maggior gloria di Dio!..... Anche a me, vedete, anche a me sanguina il cuore di vedere queste mariuolerie!..... Ma mi confido al Signore, ne piango dinanzi a lui, mi consolo con lui. Se egli vorrà, spero che non siano nulla più che ragazzate; ma bisogna meritarselo colla pazienza il bene che egli vorrà concederci!..... Unitevi con me, figliuoli miei! Piangiamo e soffriamo insieme, che ne avremo anche insieme la ricompensa in un mondo migliore di questo.» —

E i dabbenuomini piangevano con quella perla d’uomo, e soffrivano con lui; egli era l’angelo custode delle loro famiglie, il salvatore delle loro anime. Guai se egli non ci fosse stato! Chi sa quanti scandali, quanti processi avrebbero turbato il paese. Fors’anche si sarebbe sparso del sangue, perchè proprio l’irritazione toccava l’ultimo segno. Ma il buon padre li consolava, li calmava, e tornavano agnellini a lasciarsi pelare e peggio, con rassegnazione. Egli poi dopo averli ridotti a dovere, pigliava a quattr’occhi il giovine scapestrato, e gli impartiva una gran satolla di ottimi consigli. — No, non era quello il modo di guadagnarsi l’affetto della gente, e di serbare il decoro e le dovizie della casa! Anche fra i suoi vecchi ce n’erano stati de’ giovani, de’ peccatori; ma almeno si comportavano con prudenza, non menavano in pompa le loro colpe, non si esponevano stoltamente all’ira degli altri, evitavano il cattivo esempio, e non aizzavano il prossimo a quel peccataccio turco e scomunicato che è la vendetta! Oh benedetta la prudenza degli avi! —

Il giovinastro, com’era ben naturale, pigliò di questi consigli la parte che gli quadrava meglio; si diede a pensar le cose prima di farle, e a nasconderle bene dopo averle fatte. La gente non gridò più tanto; le spose e le ragazze del paese beccarono qualche spillone, qualche grembiule di seta; il padre Pendola era benedetto da tutti,