Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/248


capitolo quinto. 221

amava da anni; da anni drizzava ogni suo consiglio, ogni sua arte, ogni sua parola a preparare nel lontano futuro la beatitudine di quel momento; da anni camminava accorto, paziente per vie tortuose e solitarie ma rischiarate qua e là da qualche barlume di speranza; camminava lento e instancabile verso quella cima fiorita, donde contemplava allora e teneva per sue tutte le gioie, tutte le delizie, tutte le ricchezze del mondo, come il monarca dell’universo. Era giunto a comporre una pietra filosofale; da una laboriosa miscela di sguardi, di azioni, di parole, avea tratto l’oro purissimo della felicità e dell’amore. Alchimista vittorioso, assaporava con tutti i sensi dell’anima le delizie del trionfo; artista entusiasta e passionato non finiva d’ammirare e godere l’opera propria, in quel divino sorriso che spuntava come l’aurora d’un giorno più bello sul volto di Clara. Ad altri avrebbero tremato in cuore gratitudine, divozione e paura; a lui la superbia ritemprò le fibre d’una gioia sfrenata e tirannica. Io forse, e mille altri simili a me avremmo ringraziato colle lagrime agli occhi; egli ricompensò l’ubbidienza di Clara con un bacio di fuoco.

— Sei mia! sei mia! le disse alzando la destra di lei verso il cielo. E voleva significare: Ti merito, perchè ti ho conquistata!

Clara nulla rispose. Senza accorgersene e senza parlare, avea amato infino allora; e il momento in cui l’amore si fa conscio di sé, non è quello per lui di diventar loquace. Solamente sentì per la prima volta di essere con tutta l’anima in potere d’un altro; e ciò non fece altro che cambiare il suo sorriso dal color della gioia in quello della speranza. A primo tratto avea goduto per sè; allora godeva per Lucilio, e questo contento fu più facile e caro a lei perchè più pietoso e pudico.

— Clara; — continuò Lucilio — l’ora si fa tarda e ci aspetteranno al castello!