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ippolito nievo. xv

Della mente irrequeta, un giorno adulti,
170Mi direte la fonte?... E a me sia dato
Con un bacio appagar, con un accento
Sempre il vostro desir?... Vegliarvi sempre
Così mi sarà dato?...» — E ratto giunse
Il dì caro e fatale in cui la figlia
175Ti tolse Amore, e i tre garzon ti chiese
La salute d’Italia. Un solo istante
Non esitavi, e te obliando, all’arduo
Dover tuo t’immolasti. E poi che il serto
Nuziale ad Elisa, ai figli il brando
180Di tua mano cingesti, e tutti e quattro
Per vie diverse si partîr, dal petto
Sciogliendo una repressa onda di pianto,
«Dammi (pregasti a Dio), dammi che tutti
Reduci li rivegga, o almeno io prima
185Nella fossa discenda!» — Indarno! il Dio
Ch’esaudirti si piacque allor che ingegno
Tanto, e tanta virtù gli addomandasti
Per quei diletti, non accolse il novo
Tuo prego, o derelitta, e nella parte
190Più cara delle tue viscere aperse
Insanabil ferita. — Eri tu conscia
Del futuro destin, quando di gioia
Ebbra e d’amor, dicevi ai figli: «Oh sempre
Serbar fanciulli io vi potessi?...»


VII.


                              E un’altra195
Misera donna io so, che al suo morire
Pianse così, come le fosse morta
Ogni speme con Lui. — S’ella mai legga
Queste pagine meste, oh! non la prenda