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capitolo secondo. 73

creduto. Dalle sei alle sei e mezzo, quando il tempo lo consentiva, la contessa usciva pel passeggio; e il conte e monsignore le andavano di consueto incontro una mezz’ora dopo. Non dovevano temere di non incontrarla, perchè ella andava invariabilmente tutte le sere coll’egual passo fino alle prime case di Fossalta, e poi coll’egual passo tornava indietro impiegando in questo passeggio sessantacinque minuti, a meno d’incontri impreveduti. Non fu bisogno ch’io dicessi che insieme al conte usciva anche il cancelliere; questi camminava un passo dietro ai padroni, divertendosi col piede a gettar nel fosso i sassolini del sentiero, quando non era onorato di nessuna domanda. Ma più spesso il conte gli chiedeva delle faccende del mattino; ed egli lo ragguagliava degli esami che aveva fatto, e delle cause sulle quali avea stesa l’informazione per S. Eccellenza. Queste informazioni erano tante sentenze alle quali S. Eccellenza si compiaceva di apporre la firma; adoperando a ciò un doppio pajo di occhiali, e tutti i sudori della sua sapienza calligrafica. Mentre i due magistrati secolari s’intrattenevano delle faccende mondane, monsignor Orlando andava innanzi leccandosi colla lingua i denti e accarezzandosi la guancia. Le due compagnie s’incontravano ad un passatojo ch’era fra i due paesi sulla strada vecchia; il cancelliere si fermava col cappello abbassato fino a terra, monsignore faceva atto colla mano alzata in segno di saluto, ed il conte s’avanzava fino a mezzo il passatojo per porger la mano alla contessa. Dopo questa passava la contessina Clara, quando la c’era, poichè sovente rimaneva presso la nonna; e in coda o il piovano, il cappellano, o il signor Andreini, o la Rosa, o qualunque altro fosse della brigata. Tornavano così di conserva verso il castello, camminando a due a due, o più spesso ad uno ad uno per la nefandità della strada. E quando vi giungevano Agostino correva ad accendere nel