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prietà nelle loro espressioni; trovo una maravigliosa facilità nel modo di rappresentare le cose, e una grazia che propriamente innamora nelle forme del favellare. Essi non si studiano di abbagliarti con lo splendor d’una vana eloquenza; non di sopraffarti con una fastosa ostentazion di sapere; non di tenerti a bada con inutili ciance; non di avvilupparti la mente con artifizj, con arzigogoli, con giravolte: ti conducono sempre per la strada più piana e più corta al termine che si sono prefissi. Tutti questi pregi, tutte queste virtù rinvengonsi forse nelle carte de’ nostri moderni? A me certo non pare, da quelle in fuori di un numero scarso di giudiziosi scrittori, i quali sanno ottimamente guardarsi da’ vizj onde sono d’ordinario macchiate le scritture de’ tempi presenti; de’ quali vizj buon correttivo sarebbe, per chi profittar ne sapesse, il far semplice e schietto di coloro che scrissero in quel secolo avventurato.