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la torta? Messer sì, ebbi. Or che ne facesti? Messere, io avea allora mangiato; diedila a un povero giullare che mi diceva male, perch’io vi chiamava mio Iddio. Allora disse il signore: va con la mela ventura; chè bene è miglior il suo Iddio che ’l tuo: e disseli il fatto della torta. Questo giullare si tenne morto; non sapea che si fare. Partissi dal signore, e non ebbe nulla da lui. Et andò caendo1 colui a cui l’avea data. Non fu vero che mai lo trovasse.


Qui conta una Novella che disse messer Migliore delli Abbati di Firenze.


NOVELLA LXXX.


Messere Migliore Abbati di Firenze si andò in Cicilia al re Carlo, per impetrar grazia che sue case non fossero disfatte. Il cavaliere era molto bene costumato. E ben seppe cantare, e seppe il provenzale oltre misura ben proferere. Cavalieri novelli di Cicilia fecero per amor di lui un gran corredo2. Or venne che furo levate le tavole. Menarono a donneare. Mostraroli loro gioielli e loro camere. Intra quali li mostraro palle di rame stampate3, nelle quali ardeano aloè et am-

  1. andò caendo; andò cercando, andò in traccia. Caendo è voce antica. Di questo gerundio non abbiamo il verbo.
  2. un gran corredo. Corredo usarono gli antichi anche per banchetto solenne.
  3. stampate qui val bucherate. Spiega così anche il Vocabolario.