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Le gabbe1 non piacquero al signore. Comandolli che sgomberasse il paese sotto pena della persona. E non avendolo ancora meritato di suo stallo, messere Rinieri disse: piacciavi di mandare in Pisa al siniscalco vostro, che mi provveggia. Il donno disse: cotesto farò io volentieri. Feceli una lettera, e diellile. Or giunse in Pisa, e fu al detto siniscalco, et essendo con la nobile gente a tavola, contò il fatto come era stato, e poi diè questa lettera al siniscalco. Quelli la lesse, e trovò che li dovesse donare un paio di calze line a staffetta, cioè sanza peduli, e non altro. Et innanzi a tutti i cavalieri che v’erano sì le volle. Avendole, ebbevi gran risa e sollazzo. Di ciò non s’adirò punto, perciò ch’era molto gentil cavaliere. Ora avvenne ch’entrò in una barca con un suo cavallo e con un suo fante, e tornò in Sardegna. Un giorno andando il donno a sollazzo con altri cavalieri, e messere Rinieri era grande della persona, et avea le gambe lunghe, et era su un magro ronzino, et avea queste calze line in gamba. Il donno il conobbe, e con adiroso animo il fe’ venire dinanzi da se, e disse che è ciò, messer Rinieri, che voi non siete partito di Sardegna? Certo, disse messere Rínieri, sì sono, ma sono tornato per li scappini delle calze. Stese le gambe, mostrò i piedi. Allora il donno si rallegrò, e rise, e perdonolli, e donolli la roba ch’avea indosso, e disse: messere Rinieri, tu hai saputo

  1. Le gabbe. Le burle. È voce antiquata.