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Hossein alla riscossa. 91

— Ma no, — disse Abei, che si era fatto innanzi e che pareva in preda ad una vera costernazione. — L’ha confessato prima di morire, cugino.

— Ha mentito! — gridò Hossein. — È a Kitab, che hanno condotto o che stanno conducendo Talmà.

— Chi te lo ha detto? — chiese il beg, stupito.

— Uno di quei banditi che ferii dapprima con un colpo di fucile e che poi, quando mi ebbe confessato dove portavano Talmà, uccisi con un colpo di kangiarro.

— Chi avrà detto il vero? Quello od il mestvires.

— Il mestvires, io credo — disse Abei.

— No, il bandito, — disse invece Hossein. — Era tanto spaventato vedendomi sopra di lui coll’arma alzata, che non credo possa aver mentito in quel momento. È a Kitab che noi troveremo Talmà, il mio cuore me lo dice.

— Tabriz, — disse il beg, dopo un breve silenzio. — Tu sei stato in quella città?

— Sì, padrone, — rispose il gigante. — Mia madre era una Shagrissiab, parente del Beg Djurà bey.

— Sicchè hai delle conoscenze in Kitab.

— Degli amici, padrone.

— Quanto tempo ti occorre per arruolare cinquanta uomini? Tra gli ospiti qui venuti e che appartengono per la maggior parte a tribù bellicose, potrai trovare facilmente degli uomini decisi a tutto. La mia borsa è aperta: spendi liberamente.

— Fra un’ora saranno qui. Ho veduto non pochi Ghirghisi e Shagrissiabs fra di loro e quella gente, per pochi tomani, giuoca la pelle, senza guardarsi indietro.

— Va’: non bisogna perder tempo.

— Padre! — esclamò Hossein, mentre Tabriz usciva frettolosamente.

— All’alba partirai con Abei, — disse il beg. — Forse giungerai a Kitab, contemporaneamente alle Aquile e potrai impedire a quei miserabili di consegnare Talmà a colui che le ha incaricate di rapirla.

Bisogna far presto. Da un momento all’altro i russi possono giungere.

— I russi!... — ripetè Hossein.