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Il colpo di testa delle Aquile. 83

Hadgi si slanciò verso il più vicino, tenendo tra le braccia Talmà che non era ancora tornata in sè, ed aiutato da uno dei suoi uomini, salì in arcione, gridando:

— Via!... Lasciate la corda! —

I banditi erano partiti ventre a terra dietro al luogotenente, mentre urla terribili s’alzavano fra i cavalieri del beg:

— Ferma!... Ferma! —

Alcuni spari rintronarono senza colpire i rapitori, i quali erano ormai troppo lontani.

Hossein, pallido, smarrito, cacciò gli sproni nel ventre del suo persiano, facendogli fare dei balzi immensi.

— Talmà!... Mia Talmà! — urlava con angoscia. — Miserabili!... Fermatevi o vi uccido tutti! —

I cinque o seicento cavalieri si erano messi in caccia, sferzando rabbiosamente i loro cavalli, i quali ormai stanchi dalla fantasia fatta prima del banchetto, non potevano competere con quelli freschi e ben riposati dei banditi.

D’improvviso, i cavalli di Hossein, del vecchio beg, di Abei e di Tabriz, che erano giunti nel medesimo luogo ove Talmà era stata sbalzata di sella, a loro volta stramazzarono, scaraventando a destra ed a sinistra i loro cavalieri.

Gli altri, che giungevano in gruppo serrato, non fecero in tempo a frenarsi e andarono a catafascio fra una confusione indicibile.

Per alcuni minuti fu un dibattersi spaventevole di uomini e di cavalli, fra urla, bestemmie e nitriti: gli animali, spaventati, appena in piedi si davano a una corsa disperata attraverso la steppa, fuggendo in diverse direzioni; i cavalieri, sagrando, si alzavano, tastandosi le costole ammaccate.

Parecchi perdevano sangue dal naso, altri zoppicavano, avendo ricevuto dai cavalli dei calci poderosi. Grida ed imprecazioni s’incrociavano:

— Canaglie!...

— Banditi!...

— Ci hanno giuocati!...

— Hanno tese delle corde sotto le erbe!...

— Furfanti!...

— E scappano!...

— Diamo loro la caccia!...