Pagina:Le aquile della steppa.djvu/217


Il «Loutis». 211

e non è facile riconoscere un luogo che prima era ben noto, accumulandosi le dune in modo straordinario e cambiando totalmente forma, altezza e direzione.

La regione che percorrevano era tutta coperta di tepè, cioè di monticelli composti, più che di sabbia, di terra finissima, disposta a strati orizzontali pieni di avanzi di animali. Nessun essere vivente animava quella terribile steppa della fame, nessuna erba o cespuglio la rallegrava.

Le lepri e le gazzelle che sono così comuni nelle altre steppe e anche le piccole e deliziose ottarde, mancavano assolutamente.

— Che brutto paese! — esclamava Hossein che camminava a disagio su quei monticelli, tanto più che non era abituato a far lunghe passeggiate.

— E ne avremo almeno per otto giorni, è vero, loutis? — rispondeva Tabriz che sudava copiosamente.

— Sì, prima di riveder le limpide acque dell’Amur-Darja, mio signore.

— Non c’inganneremo noi sulla buona direzione? — chiedeva Hossein.

— Un mostratore di scimmie non si sbaglia mai. Noi vi giungeremo di certo, se potremo rinnovare la nostra provvista d’acqua e se le nostre gambe non cederanno. —

Il sole era tramontato da parecchie ore e i nostri viaggiatori, estremamente stanchi, si decisero di fermarsi fra due alte dune, che formavano una specie di burroncello piuttosto profondo, dove si trovavano gli scheletri di alcuni cammelli e di alcuni cavalli.

— Siamo in compagnia poco allegra, — disse Tabriz. — Però questi morti ci daranno meno fastidio dei vivi.

— Se è vero che anche i vivi che ci tenevano compagnia siano morti, — rispose Hossein.

— Speriamo che siano rimasti sepolti sotto una montagna di sabbia, signore. Se fossere scampati alla burana sarebbero già alle nostre spalle, seguendo le nostre tracce che si conservano su questi terreni fino a che non soffia il vento.

Loutis, sai dove ci troviamo?

— A non molte ore di marcia da un’altra oasi, — rispose Karaval. — Vi giungeremo prima di mezzodì.

— Troveremo acqua colà?

— Lo spero signore.