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I REALI DI NAPOLI

E seco il buon Carocio cavaliero,1
Don Brasco ardito e fero
Ricever colpi e darne di rigaglia.
Ma poscia che rimasa fu la taglia,2
25Carlotto e chi ’l seguìa vidi spezzato:
Pier non si trova morto nè scampato. — 3
     — Dunque, tapina, ov’è questo mio figlio?
Ov’è il mio giglio e la mia rosa e il fiore?
Ov’è quel dio d’amore,
30Nel qual non par ch’errasse la natura?
Chi biasma s’i’ mi straccio e mi scapiglio?
Che ’l sol dovea celar lo suo splendore
Lo dì che tal signore
Pervenne a morte far cotanto oscura:
35Pianger le pietre ed ogni creatura
Dovrebbe di quell’agnolo incarnato.
Piacesse a Dio che non fosse mai nato! —
     — Reina, in sulle grandi avversitadi
Lo senno uman si prova e paragona,
40Secondo uom ragiona,
E non quand’egli ha pur cosa che i piaccia.
Così di guerra van le novitadi;
E cotai son le gioie che ci dona
Il mondo; e non perdona
45Morte a nul uom ch’al suo ’mpero soggiaccia.
Non pianger nè percuoter più tua faccia:
Accorda il re Roberto col cognato,4
Se vuoi che ’l sangue tuo sia vendicato. —

  1. Probus guelfus Carrocius, come lo chiama frate Ranieri nel suo poemetto (Rer. Ital. Scrip., 10, 294). Nella Cronaca senese del Dei (Rer. Ital. Scrip., 15, 57) abbiamo: misser Caroccione e misser Bianco da Raona connestabile de’ Fiorentini. Anche il Villani (lib. IX, cap. 72), congiunge i due soldati: messer Caroccio e messer Brasco d’Araone connestabile dei Fiorentini.
  2. Rigaglia e taglia, senza esempi.
  3. Citerò sola, tra le varie testimonianze di contemporanei, la Cronaca di Siena: misser Piero fratello del Prenze non si trovò mai: tenesi che annegasse nella Guisciana (leggi Gusciana).
  4. Andavano contendendo da un pezzo per la Sicilia (l’isoletta) gli Angioini e gli Aragonesi, Roberto di Napoli e Federico di Sicilia. Qneisti era marito di Eleonora sorella di Roberto e di Pietro.

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