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GIOVANNI BOCCACCI

     A cui suggetta l’anima amorosa
Di me dimora in pena sì contenta
48Che poco più ne vive altra gioiosa;
     Leva la voce tua et il ciel tenta
Co’ preghi tuoi, che meritano effetto,
51Se ver nel tuo bel viso s’argomenta;
     E prega sì che possa il tuo suggetto
Della tua gran bellezza a pien parlare
54Ciò che ne sente nel ferito petto.
     Chi sarà quello iddio ch’a te negare
O voglia o possa quel che chiederai?
57Nullo, ch’io creda; ch’a ciaschedun pare
     Te degna del lor luogo: ove se mai
Sarai (che vi sarai), nel divin seno
60Me che più t’amo ancor riceverai.
     Ecco, ch’io vaglio poco, e molto meno
Sanza di te i’ spero di valere:
63Dunque l’aiuto grazïoso e pieno
     Di te in me discenda, il cui potere
Più ch’a te piaccia avanti non si stende:
66A ciò ch’io possa parlando piacere.
     Vedi la mente mia come s’accende
Quello attendendo; e d’alcun altro iddio
69Quasi non cura; e solo il tuo attende,
     Per dire intero ciò che ha nel desìo:
Adunque il tuo a lei più ch’altro caro,
72Madonna, presta grazïoso e pio.
     Io mostrerò essere stato avaro
Negli altri aspetti Giove di bellezza,
75A rispetto di quella che formaro
     Le sorelle fatal nella chiarezza
Che spande il viso tuo e di coloro
78Che in compagnia della sovrana altezza
     Di te conobbi in grazïoso coro,
Nel dolce tempo che cantan gli uccelli,
81Istanti all’ombra d’un virente alloro;
     E ’l bel parlare, e gli atti lieti e isnelli,
E l’operata già somma salute
84Da voi ne’ campi amorosi. Ed in quelli,


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