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RIME



XLII

Che ’l signor non dè’ essere furioso ma temperato.


     Non si convien furare
Al discreto signore.
Lo saggio marinar ad un sol segno
Sa governar suo legno
5In tempo oscuro ed in serena luce;
Perchè virtù e ordine il conduce.



XLIII

Dell’accidia e della pigrizia.


     O pigra Accidia e vile Negligenza,
Tu tien l’anima nostra grave e trista.
Per te mai non s’acquista
Nome nè loda nè verace onore,
5Però che questo nasce di valore:
La qual miseria fugge,
Arte disdegna, e la natura strugge.



XLIV

Della malizia della parzialità.


     Non s’attien fede nè a comun nè a parte;
Chè Guelfo o Ghibellino
Veggio andar pellegrino,
E dal principe suo esser diserto.
5Misera Italia, tu l’hai bene esperto;
Chè ’n te non è Latino
Che non strugga il vicino
Quando per forza e quando per mal’arte.



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