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LAVDA .LXXXVI. 129

Qual pazo uorrìa fare,       per formicaio campare,
     en formica tornare       per formicaio campato.28
Maggior fo mia stoltitia,       la grande alteza mia
     de prender questa uia       de farme hom penato.
Io non te amai per mene,       nante te amai per tene,
     non me crebbe bene       del mio fatigato.32
Per te non fui maggiore,       né senza te minore,
     traxeme l’amore       che fusse reformato.
Se m’ami per hauer gloria,       mercenaia hai memoria;
     attento stai a mia solia       pur del remunerato.36
Non m’ami per amore,       che l prezo te sta en core;
     se l prezo ne trai fuore,       l’amor tuo è anichilato.
Se la tua utilitate       te trahe ad amorositate,
     poco d’auersitate       te fa l’amor cagnato.40
Se l’amore è libero       che non sia auaro albitrio,
     gentil fa desiderio       non conditionato.
Non c’è conditione       né messa per ragione,
     è facta l’unione       che non ueste uergato.44
Da l’amatiuo amabile       esce l’amor mirabile,
     l’amore è poi durabile       semper in idem stato.


Como l’anima dimanda perdonanza de l’offensione & gusto d’amore.          .lxxxvi.


     AMor dolce senza pare       sei tu, Christo, per amare.
Tu sei amor che coniugni,       cui più ami spesso pugni;
     omne piaga, poi che l’ugni,       senza unguento fai sanare.
Amor, tu non abandoni       chi t’offende, sì perdoni;4
     et de gloria encoroni       chi se sa humiliare.
Signor, fanne perdonanza       de la nostra offensanza,
     et de la tua dolce amanza       fanne um poco assagiare.
Dolce Iesù amoroso,       più che manna saporoso,8
     sopra noi sie pietoso,       Signor non n’abandonare.
Amor grande, dolce & fino,       increato, sei diuino,
     tu che fai lo seraphino       de tua gloria enflammare.
Cherubin & altri chori,       apostoli & doctori,12
     martyri & confessori,       uergene fai iocundare.
Patriarchi & prophete       tu tragisti da la rete;
     de te, amor, hàuer tal sete,       non se credor mai satiare.
Dolce amor, tanto n’ame,       al tuo regno sempre clame,16
     satiando d’omne fame,       tanto sei dolce a gustare.
Amor, chi de te ben pensa,       giammai non déi far offensa;
     tu sei fructuosa mensa       en cui ne deuem gloriare.