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è la le^ge la quale ha anima ’; e Domenedio j’-lorioso si è legge universale a tutte rose.

Lo vigore della agguaglia nza si sta fermo per lo osservamento della legge della cittade. E gli abitatori delli campi e delle culture - sì ne crescono simigliantemente; e per le ingiurie le quali si fanno nelle cittadi. addiviene tutt’ il contrario; ed alT ultiuìo vanno alli diserti ed alli boschi. Lo principe si è osservatore della giustizia, e simigliantemente osservatore dell’ agguaglianza; e però non dà a se medesimo del bene, il quale egli ha in signoria, più che agli altri; e però è detto % che gli onori e le signorie fanno r uomo manifesto. Lo popolo si propone, che la liberalitade ■* si è cagione del principato e della signoria. E tali sono che dicono, che la ricchezza è la cagione; e tali sono che pongono nobiltà di sangue: ma l’uomo savio sì dice e crede, che la cagione per la quale T uomo è degno d’esser

1) In questa parafrasi, che e pure nel ins. Vis. si traduce le^ffe senz’anima invece di ginsLìzia senz’anima. Voco sopra nel T è detto anche: deniers sanz’ urne. Leggevasi: ma il giudice e la le(jije hanno anima. Corretto coi mss. del Sorio e Vis. e col t: lijn’jes est Lois /(ui a ame.

2; Il T: // lahorrcor des terres et des riçues.

3) Il t: dint li sages.

4) Il T: corioisie.