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virti, forse in cose anco non molte convenienti, ed oneste. Xanto disse a lei: Piacemi avere a questo tuo sospetto, quantunque indegno, proveduto, e comandando egli, che si facesse Esopo entrare, una fante più delle altre, corse veloce a chiamarlo, come che l’esser la prima a farlo venire in casa, fosse uno augurio buono, e quasi un’arra di poter con suoi vezzi l’amore di lui proccurrare, ond’ella frettolosa ne uscì fuori, chiamando il nuovo, e gentil servo; Esopo, fattoseli innanzi, disse: Eccomi. Ma ella vedendolo così disconcio, malfatto, e brutto, non credeva esser lo schiavo, che il Padrone comperato avesse, disse: Non dico a te, ma addimando un altro molto più bel giovane, che tu non sei. Rispose egli, non altro Esopo, nè altro schiavo di Xanto è qui, che io solo, e pur ora hammi comperato, adunque io sono pur quello, che tu addimandi.


C A P I T O L O   XV.

CIò udendo la giovane, tutta fu confusa, e d’orrore piena, come qualche orrenda, e spaventevole cosa veduto avesse, e soggiunse: Adunque tu sei Esopo, quel bel servo di Xanto? Quello stesso sono io, disse egli, come non ti pajo forse un bel fante? ed ella parendole esser uccellata ritirossi dentro seco stessa, dicendo. E, sii col mal’anno, che ti dia Iddio. Un’altra serva messa dal medesimo desio di vedere quella gran bellezza uscì fuori, e veduto Esopo; gridò O che sii sgrugnato, vedi bel ceffo di Scimione. Entra pur a posta tua, ma a me non ti approssimare.