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vano tra di loro, vennero due ladroni, li quali veduti i buoi abbandonati, senza guardiano, rubarongli, e ben discosto li condussero. Il Contadino, isfogatosi del suo amoroso desio, ritornato all’aratro, lo trovò senza buoi: onde cominciò a pianger gridando quanto più poteva i miei buoi. La donna, che tutta consolata, e contenta a casa se ne ritornava, sentendo i dogliosi gridi del suo nuovo giovane, andossene a lui, e trovatolo così fortemente a piangere, addimandò di ciò la cagione, ed egli a lei disse: Deh maledetto sia questo mondaccio: io prima piansi teco quasi non sapendo il perchè, e senza alcuna cagione: ma ora ben piango da dovere, e maledico da senno, avendo perduto i miei gagliardi buoi, li quali sono certo, che non potrò mai ritrovare.


C A P I T O L O   LXVII.

COsì a me è intervenuto, disse Esopo, che essendo io passato già per tanti pericoli, ed uscito di tante calamità, ora piango, e giustamente mi doglio, non vedendo alla mia ingiusta persecuzione rimedio alcuno. Non aveva Esopo finito cotai parole, quando eccoli il Barigello con molti Delfici popolari, i quali toltolo fuori di prigione, conducevalo a farlo morire. Nè volendo i Delfici intendere alcuna ragione, disse Esopo: Or di grazia almeno ascoltate questo bello esempio di quello, che a voi intervenirà poi. Di ciò fattogliene commodità, così incominciò, dicendo: Nel tempo, che le bestie parlavano, ed usavano vivere insieme: Il Sorcio avendo con la Rana amicizia, la convitò a cena seco, e menotela nella dispensa di un Gentil’uomo ricco, il quale teneva piena di tutte quelle cose, che suole una ricca casa tenere; ivi abbondantissimamente cenarono. L’altro