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con onore; ma altri temevano. per le passate sperienze fatte del grande, e profondo ingegno suo. Venuto Esopo in consiglio il dì seguente, come egli aveva detto, appresentò al Re un scritto serrato, nel quale contenevasi, come il Re Nectenabò confessava dover dar al Re Liceto per tributo mille talenti, che vagliano circa seicento mila scudi; avendo Nectenabò tolto lo scritto in mano, non aspettando i Consiglieri d’intendere il contenuto, dissero: Signore, ciò che si contiene io questo scritto, noi lo sappiamo troppo bene, ed abbiamolo anco altre volte inteso, pensando, in cotal modo dicendo, dir cosa, che fosse contra Esopo, il quale sorridendo incontinente disse. Adunque voi siete buoni e veri testimonj di quanto là dentro si contiene, di che fratelli io vi ringrazio assai, facendo voi vera, e buona testimonianza nel dovuto al Re Liceto. Nectenabò, spiegato, che egli ebbe il foglio, e vedendo esservi una confessione fatta in nome suo, come che egli fosse a Liceto di cotanto tributo debitore, rimase tutto confuso, dicendo: Adunque, o buoni Consiglieri miei, voi testificate e fate fede; che io sia al Re di Babilonia debitore di mille talenti, non essendo io ancora obbligato a cosa veruna; ed essi allora incontinente risposero: No, Signore, ciò non sappiamo noi, nè abbiamo inteso giammai. Sta bene, disse Esopo, adunque Signore, dovete, quella somma al mio Re, avendovi io proposto cosa, che questi vostri Consiglieri dicono non sapere, nè essere mai a loro orecchi pervenuta, siccome jeri accordaste meco. Nectenabò allora tutto per maraviglia attonito ad alta voce gridando disse; O quanto bene avventurato, e felice è Liceto, avendo nel Reame suo, ed appresso un uomo così prudente, co-