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voce. È la voce, conforme si dice da Diogene babilonese nell’Arte della voce, aria percossa, ovvero il sensibile proprio dell’udito. La voce dell’animale è aria percossa con impeto, ma nell’uomo è articolata e mossa dalla mente, secondo Diogene, e questa voce è perfezionata di dodici anni. E corpo è la voce secondo gli Stoici, al dire di Archedamo, nel trattato Della voce, di Diogene, di Antipatro e di Crisippo, nel secondo delle Fisiche, poichè tutto che opera è corpo, ed opera la voce che dai parlanti va agli uditori. Dizione, afferma Diogene, è voce scrivibile, come giorno. Discorso è voce significativa, derivata dalla mente, come è giorno. Dialetto è dizione caratterizzata alla maniera particolare di un popolo e grecamente, o dizione qual siasi, cioè che abbia qualità da un dialetto, come, all’attica Mare ([testo greco]), all’ionica Giorno ([testo greco]). Elementi della dizione sono le ventiquattro lettere. In tre maniere appellasi la lettera, elemento, figura dell’elemento e nome, come alfa; e degli elementi sette sono vocali, α, ε, η, ι, ο, υ, ω: muti sei, ζ, γ, δ, κ, ν, π. Differiscono poi voce e dizione, perchè voce è nel vero anche suono, ma dizione suono articolato soltanto. La dizione differisce dal discorso, perchè il discorso è sempre significativo, e la dizione eziandio non significativa, come la parola [testo greco] (Blitri), ma non mai il discorso. Differisce anche il dire dal proferire, poichè si proferiscono le voci, ma si dicono le cose che per avventura si possono dire.

XXXIX. Cinque sono le parti del discorso, secondo Diogene, nel libro Della voce, e secondo Crisippo: nome, appellazione, verbo, congiunzione, articolo. Antipatro,