Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/262


platone. 227

premure a sito riguardo, quando sollecitavi noi tutti per la venuta di Platone, stimando conveniente l’esortarlo e il promettergli, oltre il resto, la sicurezza e dello stare e dell’andare. Sovvengati adunque del molto che facesti pel suo venire, e che lo amavi in quel tempo, come nessuno di coloro che ti stanno presso. Che se pure fosse avvenuta qualche cosa di spiacevole tu devi oprare da uomo, e renderci sano e salvo il filosofo. Così facendo oprerai anche secondo giustizia, e ci gratificherai“.

XVI. La terza andò per riconciliare Dione con Dionisio; e non riuscendo, senza nulla aver fatto, ritornò in patria.

XVII. Quivi non volle ingerirsi nel governo, sebbene da ciò che ha scritto appaia uom politico, a motivo che il popolo era già avvezzo ad altre fogge di governamenti. Narra Pamfile, nel vigesimo quinto dei Commentarii, che gli Arcadi ed i Tebani, avendo fabbricata una grande città, lo chiesero per legislatore; ma che egli, saputo non voler essi l’egualità dei diritti, non v’andò.

XVIII. È fama che prendesse a difendere Cabria il capitano, accusato di delitto capitale, nessuno dei cittadini volendo ciò fare; che quando saliva alla cittadella collo stesso Cabria la spia Crobilo disse, facendosi innanzi: Tu vieni per difendere un altro; e non sai che la cicuta di Socrate aspetta anche te? E ch’ei rispose: Affrontai pericoli, quand’io militava per la patria; ne affronterò ora per dovere, a cagione di un amico.