Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/237

204 annotazioni.

IV. Narrasi avergli detto Socrate ecc. — [testo greco], ut a se ipso usuras exigeret sibi subducendo cibaria. — Fr. Ambrog.


CAPO VIII.


Aristippo.


III. Per pigliare uno sciocco.[testo greco]. Secondo Menagio è una maniera di pesce. Altri voltò balena. Il motto corre del pari. — La maggior parie delle facezie che il nostro Laerzio attribuisce ad Aristippo sono dal Machiavelli poste in bocca al suo Castruccio!

IV. Areta. — Areta o Aretea è chiamata da Eliano sorella di Aristippo. I piu la credono figlia.

Pietra sopra pietra. — [testo greco]. I teatri erano di pietra, e pietra sono gli uomini ineducati.

VI. Le opere di lui sono queste. — Non essendo qui registrato il libro [testo greco], che il nostro Diogene va spesso citando, convien credere, come afferma il Luzac, che e’ appartenesse ad un altro Aristippo.

Il fine definì un movimento soave. — I cirenaici non ammettevano l’inerzia perfetta dell’anima, ma il più piccolo impercettibile movimento. La temperanza socratica, secondo Ritter, si appalesa nel chiamar essi il piacere un dolce movimento, il dolore un movimento violento, e paragonando il primo al mare mosso da vento favorevole, il secondo al mare tempestoso, le condizioni di mezzo alla calma. Anche Socrate, segue Ritter, suppose la felicità essere fine di tutti gli uomini, e se fece vedere che il vero piacere non consiste ne’ godimenti animali, ma nella vita saggia e misurata dell’anima, lasciò alla vita stessa lo scopo del piacere, e a questo scopo