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montuosi analoghi, o almeno ad esse raffrontabili? b) Non è forse la continuità e l’attitudine oggettiva alla conservazione, se non il vero e proprio conservatorismo, un carattere precipuo dell’ambiente montano alpino? c) Nonostante le profonde e radicate differenze tra le varie realtà regionali e locali che compongono le Alpi, non sono esse, però, un sistema unitario e sostanzialmente omogeneo?»

Non è difficile scorgere in queste domande anche delle preoccupazioni attuali che forse l’avanzamento degli studi potranno superare. Ma certamente sono dei problemi che lo studioso di storia delle aree alpine è chiamato ad affrontare. Sulla base di quanto emerge dal lavoro finora svolto, mi sentirei di suggerire una certa prudenza nella valutazione della peculiarità e originalità dell’ambiente montano-alpino: una «civiltà alpina», a parer mio, è comprensibile solo se si allarga la visuale ai contesti con i quali essa è immediatamente collegata, ai rapporti tra montagna e pianura, città e valli, organizzazione dello stato e sistemi di autonomie locali, circolazione di uomini e modelli e consapevolezza della delicatezza dell’equilibrio su cui questa civiltà è fondata.

Una visione grandangolare, quindi, che privilegi il sistema dei rapporti e delle intercomunicazioni, senza dimenticare il valore delle esperienze e delle convinzioni consolidate, in funzione della tenuta del quadro nel suo complesso. Penso che in tale maniera si possa evitare il pericolo di ridurre la storia delle Alpi ad uno studio di regioni tutto sommato marginali.


Note


Sui risultati degli incontri dei seminari di etnografia alpina di S. Michele all’Adige, v. Giovanni Kezich, Pier Paolo Viazzo (a cura di), «<La frontiera nascosta> rivisitata. Ecologia, economia, etnicità nell’arco alpino», in Annali di San Michele, 6 (1993).

Per quanto concerne l’attività del Gruppo interuniversitario per la storia dell’Europa mediterranea (GISEM) nel campo della storiografia alpina v. i riferimenti in: GISEM 1984-1989. Bollettino, 1 (1989), pp. 93-99, e GISEM 1990-1991. Bollettino, 2 (1991), pp. 85-86. Cfr. inoltre il saggio, con ampia bibliografia, di Giuseppe Sergi, «Appunti sulla storia dell’arco alpino fra medioevo e antico regime», in: GISEM 1992-1994. Bollettino, 3 (1994), pp. 34-49.

Una bibliografia ragionata sui diversi aspetti della problematica in tema di storiografia alpina può ricercarsi in Gauro Coppola, Pierangelo Schiera (a cura di), Lo spazio alpino: area di civiltà, regione cerniera, Napoli 1991, pp. 281-294. Nello stesso volume cfr. il saggio di Guglielmo Scaramellini, «Fra unità e varietà, continuità e fratture: percorsi di riflessione e ambiti di ricerca nello studio del popolamento alpino», pp. 49-94.

COPPOLA: TEMI E PROBLEMI DI STORIOGRAFIA DELLE AREE ALPINE 39