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il criterio tecnico 251

Giunti a circoscrivere l'azione proficua dell'artista nell'indirizzare il materiale pittorico alla maggiore durabilità della propria opera e per un coordinamento di osservazioni e di fatti messi in rilievo i termini costanti e comuni a ciascuno dei vari metodi di dipingere, pei quali si semplifica la faraggine degli ingredienti accatastata da un incessante lavoro di spoglio dei vecchi ricettari piuttosto che da un esperimentato criterio dei bisogni reali a cui provvedere, la falsità del concetto di affidare all'intuito ed all'arbitrio individuale la soluzione dei problemi tecnici che l'esercizio della pittura continuamente presenta non abbisognerebbe di ulteriore dimostrazione se fra le applicazioni del criterio tecnico non rimanesse da considerare il restauro pittorico che sta minaccioso sull'arte antica, come sulla moderna gravita l'uso di tante pratiche empiriche. Le quali tanto più si devono collegare con le questioni attinenti al restauro pittorico, che dal decadimento degli studi tecnici attinenti alla durabilità del dipinto deve forzatamente conseguire un fuorviarsi dei criteri preposti alla conservazione del patrimonio pubblico d'arte trasmessoci dal passato: troppo sofistica, troppo presuntuosa, troppo contraria all'evidenza dei fatti mostrandosi la pretesa che si potesse avere di erigere l'istituto del restauro pittorico, che tanto danno produsse sull'arte antica, a palladio di quegli studi tecnici e di quelle tradizioni tecniche che l'arte viva non valse sempre a custodire.

Inoltre la tendenza al ripristino del dipinto antico, guasto od alterato dal tempo, all'aspetto di integrità perfetta di tutte le sue parti per intromissione di un lavoro di colori e di pennello con iscopo di contraffare il rovinato, in che consiste il restauro pittorico del quale si fa speciale argomento, non è un fenomeno particolare di certe epoche ma una pratica istintiva che si rinnova perpetuamente, rispondendo a