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i colori principali della pittura 193

di cera vergine, tre di trementina, ed una di olio di lino che in vaso verniciato, a lento fuoco si fa liquefare versandolo in acqua fredda affinchè si congeli. Si prende allora tanto del suddetto lapislazzuli, reso impalpabile dalla macinazione, ed eguale peso di pastello, il quale a lento fuoco si fa fondere, e, incorporando bene ogni cosa, si getta di nuovo nell'acqua fredda formandone, colle mani unte di olio di lino, un cilindro che si lascierà nell' acqua per più giorni.

Scorso questo tempo e preparate due catinelle d'acqua tiepida, colle mani si maneggia entro l'una il pastello finchè l'acqua resti carica di colore, ripetendo ciò nella seconda catinella sinchè il pastello non darà più colore, avvertendo però che questa seconda acqua sia più calda della prima.

Se le acque risultano di egual grado di tinta si mescolano, e, se diverse, si pone a parte la meno colorita che darà un prodotto di seconda qualità. Lasciate riposare le acque, si decanta, si lava l'oltremare, e quindi raccolto, si fa seccare all'ombra.

Dal residuo pastello si può ancora ricavare una cenere d'oltremare, aggiungendovi quattro volte d'olio di lino e facendolo liquefare a bagno maria, sino a che la cenere azzurra coli a fondo. Decantato il fluido, si rimette olio e si ripete l'operazione per esaurire completamente il pastello liquido da ogni residuo d'oltremare, che fatto bollire e lavato più volte in acqua, finalmente si lascia seccare e si ripone per l'uso.

L'oltremare naturale fu il colore tenuto in maggior pregio dagli antichi, ed i committenti di quadri lo fornivano a loro spese ai pittori. Il Cennini lo descrive un colore nobile, bello, perfettissimo oltre a tutti i colori, del quale non se ne potrebbe nè dire nè fare quello che non ne sia più ». Nel processo per estrarlo dalla pietra naturale, che egli colla