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prefazione 11

maestro per eccellenza, perchè i migliori architetti, scultori. e pittori d’allora erano usciti dalle sue botteghe. Questi avendo imparato durante il loro tirocinio a maneggiare delle materie la cui natura non comporta un frettoloso lavoro, avevano contratto là quelle abitudini di precisione e di pazienza, i cui risultati si manifestano nei capolavori che sono l’orgoglio dei musei e delle collezioni private del nostro tempo.

«Il carattere più saliente, senza dubbio, della educazione dei quattrocentisti è la loro universalità. In nessun’altra epoca, nella storia dell’arte, s’incontrano organizzazioni così enciclopediche nel vero senso della parola, che coltivano i rami più disparati e riescono eccellenti in tutti, grandi architetti, grandi scultori e gran pittori ad un tempo; talvolta persino grandi eruditi o grandi poeti, come l’Alberti, Leonardo, Michelangelo. Quella universalità affermatasi già nel secolo XIII (Nicola, Giovanni e Andrea Pisano erano scultori e architetti; Giotto pittore e architetto; l’Orcagna pittore, architetto e scultore) dipende, se mal non mi appongo, dagli ammaestramenti dell’antichità, da quel metodo così veramente scientifico che aveva il vantaggio di aprire la mente, di dare la chiave di un’infinità di problemi, di rendere i loro adepti egualmente capaci di ogni lavoro intellettuale per virtù della forza. critica che loro infondeva. Padroni di questo segreto gli italiani, invece di perdere tempo in particolari inutili, andavano diritti alla meta».

Ma insieme al criterio tecnico che rafforzavasi più per l’esercizio pratico e la conoscenza del materiale attinente alle tre arti, che non dal sussidio di testi scritti, fu anche requisito dei vecchi maestri e delle antiche scuole una percezione esatta degli obblighi e dei sacrifizi che impone per sè e gli altri l’avvenire della propria opera, oltre al tiro-