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la scotennatrice 83

«Vi darà maggior animo per reggere alla seconda prova.

— Come, briganti!... Non essere ancora finita tortura?

— Ma che!... È appena cominciata.

— Assassini!...

Milord, voi date un triste spettacolo che fa poco onore ai forti figli della Grande Inghilterra.

«Al vostro posto un indiano qualunque, invece di protestare, avrebbe bravamente intuonato il suo canto di guerra e si sarebbe lasciato abbrustolire e scotennare senza mandare un lamento.

— Io non essere cane indiano.

— Siete ancor di più, diamine: siete un uomo bianco.

«Orsù, mandate giù una buona sorsata e poi urlate a pieni polmoni: Dio salvi la Graziosa Regina, con tutto quello che segue.

— Crepare tutti, mascalzone.

— Non volete bere?

— No, brigante.

— Tornerò più tardi.

Si rimise la fiasca sotto il braccio e si allontanò, andando a sdraiarsi presso Nube Rossa.

Sei indiani armati d’archi e di frecce sottilissime con le punte formate di spine di opunzie nane, si erano collocati a quaranta o cinquanta metri dal palo della tortura, inginocchiandosi l’uno accanto all’altro.

Quelle canaglie si preparavano a provare se dopo tanti anni che alla freccia avevano sostituita la pallottola del winchester, erano ancora in grado di usare l’arco.

Il bersaglio umano doveva solleticare la loro abilità ed i loro istinti feroci.

Non intendevano con ciò di ammazzare l’inglese a colpi di freccia poichè, come abbiamo detto, alle punte di selce o di ferro avevano sostituite le spine delle opunzie, capaci di produrre ferite dolorose ma niente affatto mortali.

Tutti gli altri guerrieri si erano seduti sui talloni ed aspettavano con una certa curiosità.

Nube Rossa fumava sempre il suo calumet e Minnehaha si divertiva a mangiare dei lamponi selvatici.

Sandy Hook preferiva invece baciare la fiaschetta, quantunque fosse più che mai convinto che il contenuto era composto più di vetriolo che d’alcool.

Lord Wylmore continuava a urlare come una belva feroce, coprendo d’ingiurie i suoi torturatori, i quali non si preoccupavano affatto delle sue minacce, anzi, ci trovavano un gusto matto ad udirle.

Ad un tratto si udì un leggiero fischio seguìto da un urlo di dolore.

Una freccia era stata scoccata ed il sottilissimo dardo si era piantato nel petto del povero lord, molto vicino al centro.

Era una ferita di lieve importanza, poichè le spine delle opunzie