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XXII.


Le astuzie di Sandy Hook.


Pochi minuti dopo Mano Gialla ed i suoi quindici guerrieri raggiungevano l’orlo dell’altipiano, tenendo in mano non solo i winchester, bensì anche le scuri di guerra.

Diffidenti per carattere e per istinto, si premunivano contro una possibile sorpresa, quantunque tutti avessero udito parlare di Mocassino Rosso e delle sue imprese.

Sandy Hook li salutò con un hug familiare, poi disse a Mano Gialla:

— Io ho compiuta un’impresa che forse nemmeno Toro Seduto sarebbe stato capace di condurre a buon fine.

— Che cosa vuol dire il Mocassino Rosso... che egli...

Mano Gialla si era bruscamente interrotto, fissando i suoi sguardi verso i cespugli dietro i quali si trovavano gli uomini bianchi.

— Di chi sono quei cavalli? — chiese.

— Dei cinque visi-pallidi che io ho fatto prigionieri.

— Tu!...

— Mocassino Rosso è un grande guerriero e possiede dentro le sue braccia tanta forza da arrestare anche un bisonte in piena corsa.

«Se fossero stati in dieci invece che cinque li avrei egualmente presi.

Mano Gialla ed i suoi guerrieri guardarono con profonda ammirazione il bandito, il quale si era alzato sulle punte dei piedi per apparire vieppiù gigantesco.

— Tu hai fatto prigionieri cinque uomini bianchi!... — esclamò il capo del drappello. — Che forza e che cuore ti ha dato il buon Manitou!

— Quelli del grizzly — rispose Sandy Hook, allargando le possenti braccia che avevano demolito l’inglese, e che avrebbero potuto abbattere, a pugni, anche l’indiano.

— E li hai presi tu solo?

— Io solo.

— Io credo che nessun guerriero della nostra nazione abbia mai potuto compiere una simile impresa.

— Ed io l’ho compiuta: vieni a vederli.

Mano Gialla ed i suoi guerrieri si diressero verso i cespugli, dove i cavalli pascolavano tranquillamente e con loro immenso stupore scorsero, stesi al suolo, colle mani legate, i cinque uomini bianchi.

— È incredibile!... — esclamò il capo del drappello. — Tu sei il