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* xliii. *

E per sì grande acquisto or solo perde
895L’audace Cavalier, che da la spada
Del Re vendicator cade trafitto.
Privo però d’ogni speranza ancora
Febo non è, che di pugnar non lascia;
E due soli Pedoni, e il Giovin d’arco
900E di faretra armato, amor di Marte,
(De l’esercito suo miseri avanzi)
A la pugna inegual sospinge indarno.
Essi a combatter vanno, & animosi
Vie più gli rende il disperar salute.
905Al Duce afflitto stan vicini, e tutti
Usan ogn’arte, ogni lor possa, ond’egli
Abbia in tanto periglio aita e scampo.
Ma in sì misero tempo altro ci vuole
Che questi difensor, che tal soccorso.
910Cillenio ovunque vuol per tutto il piano
I suoi Guerrieri adduce; e la sua nera
Vergine con gran forza a i vinti è sopra,
E ’l brando arruota, et a l’eccidio intenta
Del bianco Regnator s’aggira intorno
915A’ suoi ripari, e lo spaventa e preme.
Nè già cessò, fin che del bianco stuolo
Le reliquie infelici, e de la guerra
Gli ajuti estremi un dopo l’altro estinti