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di Lui le sue genuflessioni. Tenendo in sua mano Gesù, il sacerdote dopo la consacrazione si scusa per avere osato di compiere un’azione così eccelsa, allegando la sua obbedienza al comando di Cristo; e prega che questo sacrifizio sia accolto di buon grado, come i sacrifizi di Abele, di Abramo, e di Melchisedec, e possa essere di profitto agli offerenti: non solamente a quelli che attualmente ne mangiano o vi partecipano, ma ai defunti ancora. E in ultimo prega per sé stesso, affinchè Iddio si degni accordare a Lui, quantunque peccatore, qualche parte fra gli apostoli, i martiri e gli altri santi, mediante l’immensità della misericordia, dicendo: Nobis quoque peccatoribus; cioè, anche per noi peccatori.

In seguito, pieno di gioia il sacerdote alla vista di questo mistero, leva la sua voce, e fa insieme con tutto il popolo quella divina preghiera che imparammo da Gesù Cristo mede-