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cevano la strada a piedi. A poco a poco zio Fioreddu e la figliuola rimasero ultimi e soli nel sentiero all’entrata del bosco. Le ombre cadevano: attraverso i rami immobili nella quiete del crepuscolo il cielo impallidiva. Il roteare dei carri, i passi dei cavalli, le voci, i canti morivano in lontananza.

Zio Fioreddu continuava a dondolare in sella e pareva dormisse. Sarra fu colta da grave tristezza. Il suo volto si fece bianco bianco, gli occhi così facili al riso ed al pianto si velarono.

Ella aveva paura di trovarsi così nel bosco sola con quell’uomo ubbriaco, e non osava svegliarlo e dirgli di viaggiare più sollecitamente.

Per quanto poteva batteva il piede sul ventre della cavalla, ma la bestia scuoteva la coda, rizzava le orecchie e continuava a camminare lentamente. Era sazia, la cavalla, sazia di erba e di fronde; non le importava quindi, come quando zio Fioreddu tornava dal lavoro, di trottare rapidamente verso la mangiatoia.

Sarra cominciò a incollerirsi e inquietarsi. La notte cadeva, i rumori dei carri e le voci dei viandanti s’erano spenti; zio Fioreddu continuava a dormire.


10 - deledda. La regina delle tenebre.