Pagina:La leggenda di Tristano, 1942 – BEIC 1854980.djvu/100

94 la leggenda di tristano


cavaliere che l’avea diliverata dala morte. E Pallamides disse: «Damigella, e conoscetemi voi?». E Braguina disse che noe. Allora sí si trasse Pallamidesse l’elmo e Braguina lo ’ncomincia a riguardare. E dissegli: «Non siete voi Pallamides lo buono cavaliere, lo quale voi foste ala corte del re Languis d’Irlanda alo tempo che lo torneamento del re di Scozia fue?». E Pallamides disse che sie. Allora cominciò Braguina a fare grande festa di Pallamides. E Pallamides disse: «Braguina, io voglio che tu per lo mio amore vegne con meco a madonna Isotta, imperciò ch’ella non ama neuna damigella tanto quanto tee. E questo voglio che tu facce per lo mio amore, e la reina sí ti perdonerá tutto suo maltalento». Allora disse Braguina: «Ed io farò tutto vostro comandamento, ch’io voglio imprima lo male che mia donna mi vorrá fare, che lo bene d’un’altra donna». Or torna lo re Marco a Tintoil e la reina e sua compagnia. E alo matino per tempo si leva Pallamides e concia lo palafreno di Braguina e poi sí piglia le sue arme e monta a cavallo e partesi dalo monisterio reale e cavalca inverso Tintoil per la piú diritta via ch’egli fare puote. E a tanto sí cavalcano e sono giunti alo palagio del re Marco e ismontano a piede delo palagio. E Pallamides sí prende Braguina per la mano e síla mena davante nela sala ala reina Isotta, e inginocchiasi davanti de sé e disse: «Madonna Isotta, eco ch’io v’ho menata Braguina, la quale io vi promisi, sana e salva e allegra». E la reina disse: «Bene è vero». E Pallamides disse: «E voi mi darete uno dono, lo quale io vi domanderoe». Ed ella disse: «Ciò è vero». «E dunqua» disse Pallamides «io sí mi n’androe alo re Marco a digli queste cose». Allora si parte Pallamides e viensine dinanzi alo re Marco e sí lo saluta e lui e tutta sua corte e dissegli: «Re Marco, io sono uno cavaliere errante, lo quale i’ ho cercati molti paesi né non ho trovata una ventura, se non in questo reame, e giá ho io servito ala reina Isotta, vostra donna, che mi dee dare uno dono. E perch’ella non mi puote dare neuna cosa sanza vostra parola, e perciò voglio che vi piaccia di concedermilo questo dono». E lo re Marco sí rispuose e