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ancora come ai tempi di Omero. Oh, ma dove sono fuggite quelle splendide nudità, dove sono esulate le parole chiare, semplici, ignude? Sì, quegli eroi di Omero erano molto sanguinari: ma quando Giove non li investiva della sua ferocia, dicevano pure meravigliose cose! Quando si pensa, o Pasqualino, che erano tutti analfabeti a quel tempo, c’è da rimanerne stupiti.

Però anche Pasqualino non ha torto. Io male provvidi leggendo Omero e Platone. Questi benedetti greci hanno fatto di me quasi un ateo della religione moderna: io mi annoio a dire le nuove litanie, come mi annoiavo a dire quelle vecchie quand’ero bambino. «Tu andrai all’inferno!» mi ripeteva una mia povera zia, e Pasqualino mi dice lo stesso. Pasqualino e compagni non si trovano mai bastantemente abbigliati; l’ultimo stile della loro moda è più complicato del precedente ed io vagheggio le nudità antiche! È un anacronismo! E più avresti motivo di vilipendermi se ti dicessi che per trovare un poco di umanità in istato semplice, ero venuto volentieri fra questi pescatori seminudi e analfabeti! È meglio vestirli anche loro. Ti ricordi, Pasqualino, quell’insignificante fatto di cronaca dei giorni addietro quando è affogato qui quel povero giovane?

Era di pieno giorno, con un sole e un mare