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non la chiamate così? Occorsero agli Austriaci ben dieci giorni per scendere soltanto a metà strada dalla cima della montagna. I nostri scavarono questa trincea diritta su, verso il monte, come potete vedere. Poi si arrampicarono e gli Austriaci furono sgominati.

Non fu opera così aspra, come può sembrare, poichè in simil genere di lavoro, se il nemico che sale fallisce il suo sentiero, rotola giù fra i vostri soldati; ma se voi inciampate, non fate che scivolare indietro fra i vostri amici».

«Quanto vi costò?» io chiesi.

«Molto!». E su questa montagna, attraverso la gola — che ora la nebbia non vi permette di vedere — i nostri soldati combatterono per una settimana, quasi senz’acqua.

Gli Austriaci sono stati i primi che abbiano messo in opera una linea di buche di granate da 305, da un lato della montagna per servire da trincee. Ora è divenuto un trucco quasi abituale su tutti i fronti; ma è noioso».

Egli raccontò episodi della lunga, aspra battaglia, quando gli Austriaci credettero per un momento di avere le pianure del sud alla loro mercè, fino a che il Generale Cadorna non provò loro il contrario. Non vorrei davvero essere un Austriaco, con i Boches alle spalle, e l’Exercitus Romanus di fronte. Questo era il più calmo dei fronti e meno degli altri vi si faceva mostra di armati. Qui l’esercito viveva in grandi città, tra le foreste, dove trovammo ancor neve ammassata in sudici mucchi,