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134 la guerra [1282]

ammonivalo con le parole d’una torta politica: ripensasse alla smisurata possanza del re: questo pazzo tumulto rapire a Messina il premio che già se le apparecchiava per la ribellione palermitana: che gli erano i Palermitani ch’avesse a insanir con loro? in che re Carlo avea offeso lui o la città? «Tu, diceagli, poc’anzi leale al re, a noi amico, e nel viaggio compagno, tu quest’odio covavi nel cuore! E or, non che trattenere il popol da tanta ruina, furibondo lo sproni! Per te, per la patria ormai fa senno; tempo ancor n’è1.» Ma sdegnoso gli die’ in sulla voce Baldovino, meglio intendendo l’onore e gl’interessi della città, che quei medesimi della Sicilia erano; nè i consiglieri e’ cittadini dubbiarono tra il far Messina meretrice dello straniero, o libera sorella delle altre siciliane città. Rigettati però que’ volgari inganni, Baldovino solennemente innanzi al Riso rinnovava il giuramento di mantenere la siciliana libertà o morire; ed esortollo a seguir egli stesso la santa causa: conchiuse, tornasse ad Erberto a offrir salva la vita a lui e ai soldati, se lasciato armi e cavalli e tutt’arnese, dritto ad Acquamorta navigassero, promettendo non toccar terra di Sicilia, nè altra vicina. I quali patti assentì il vicario; e li infranse appena con due navi ebbe valicato mezzo lo stretto; che in Calabria tutto pien d’ostili disegni approdò, a congiungersi2 con

  1. Son le parole stesse del Neocastro voltate in italiano, e in qualche luogo abbreviate.
  2. Bart. de Neocastro, cap. 25, 26.
    Alcuni istorici de’ secoli appresso affermarono che Erberto fosse stato ucciso a Messina. La verità della testimonianza di Bartolomeo de Neocastro è confermata da vari diplomi, che mostrano Erberto vivente e al servigio di Carlo, dopo la rivoluzione di Messina. Leggonsi nel r. archivio di Napoli, il primo nel reg. 1283, A, fog. 81, ch’è dato di Napoli il 21 giugno duodecima Ind. (1284); l’altro a fog. 50 dato di Cotrone il 19 agosto dello stesso anno; e tra il fog. 15 e il 18 parecchi altri indirizzati a questo Erberto giustiziere di Principato, o riguardanti lui stesso.