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gridò: Viva l’Italia e Viva Vittorio Emanuele, e si formò una squadra, la quale doveva marciare sopra Palermo. Ma la squadra non partì, il Damiani trovò scampo sopra una cannoniera inglese e non ci fu altro in quella provincia. Il governo depose l’intendente, deferì a un consiglio di guerra il comandante, aprì un processo penale, e a rimettere l’ordine in Trapani e a Marsala inviò il generale Letizia con una colonna mobile, formata da quattro compagnie di linea, due di cacciatori e due cannoni. Letizia, o il marchese Letizia, come preferiva esser chiamato, era un altro bollente Achille dell’esercito napoletano; non privo affatto di coraggio e in gioventù era stato forte tiratore di pistola. Da poco promosso brigadiere, si offri spontaneamente di andare in Sicilia. Sbarcò a Trapani, procedette al disarmo e mandò due compagnie a Marsala, dove l’agitazione ancora durava. Ristabilito l’ordine superficialmente e fatti decretare dal governo alcuni lavori nel porto di Trapani, e premii d’incoraggiamento fra i numerosi proprietarii di quelle saline, Letizia fu richiamato a Palermo con la sua colonna, e vi giunse la sera del 10 maggio. Avanti di partire, ordinò che i due cannoni fossero restituiti allo Stromboli, che ve li aveva sbarcati, i quali cannoni, imbarcati la mattina del giorno 11 dal Capri e riconsegnati nello stesso giorno allo Stromboli, furono la causa, come si vedrà, per la quale Garibaldi potè sbarcare a Marsala senza molestia, da parte dei legni di crociera. Trapani fu quasi sempre agitata in quegli anni, per opera principalmente di Vito Lombardo, viceconsole sardo ed oggi impiegato presso quella Camera di commercio. Le aspirazioni liberali, come le burle alla polizia, ebbero sempre per capo il Lombardo, che, valendosi della sua qualità, ne proteggeva e favoriva gli autori. Nel 1856, tal Gaspare Orlando, avuto un litigio col genero del comandante del presidio, promise di schiaffeggiarlo pubblicamente. E lo fece, di pieno giorno, nella via principale, mentre quello passeggiava insieme a un militare e ad un funzionario borbonico. Lo schiaffeggiato si volse, con la caratteristica espressione ““Neh! ch’er è?...„ e l’Orlando pacificamente andò via, si nascose nella casa del Lombardo e di là emigrò liberamente. Poco dopo, tal Gaspare Fontana, arrestato con altri per cospirazione politica, attuò con singolare forza d’animo il disegno di fingersi pazzo, e vi riuscì. Al tempo della guerra di Crimea, passò per Trapani, carico di