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credi per Messina. Il principe di Satriano lo precedette di alcune ore.

A Messina i preparativi erano stati condotti a termine con febbrile attività. Venne costruito un ampio sbarcatoio, la città fu tutta imbandierata e la gente si riversò in folla sulla banchina. Appena fu visto il Tancredi staccarsi dal lido di Reggio, prima l’Ercole e l’Ettore Fieramosca, navi da guerra ancorate nel porto, e poi la cittadella e i forti cominciarono le salve. Il Tancredi si accostava lentamente. Il Re era in piedi, a poppa, tra il figlio e il fratello. Sullo sbarcatoio lo aspettavano le autorità, col generale Filangieri alla testa, e i notabili. Le grida festose arrivavano al cielo. Il Re coi principi e l’intendente montò in un calesse monumentale, foderato di damasco giallo, offerto dal negoziante Mauromati. La moltitudine tentò di staccare i cavalli e trascinare il legno a braccia, ma egli lo impedì. Sul predellino della carrozza era salito un impiegato dell’Intendenza, certo don Giuseppe Grosso, che urlava a squarciagola: Viva l’eroe delle Due Sicilie! Il Re se ne seccava. Saputo chi fosse, non si potè tenere dall’esclamare: "Quanto è f....„. E il Castrone, volendo fare dello spirito adulatorio e plebeo, rivolgendosi al Grosso: "Nè, Grò, ma’ si f. . . co’ decreto reale„. Grosso rise di compiacenza e seguitò a urlare: Viva l’eroe delle Due Sicilie! Il Re visitò prima il duomo, dove fu ricevuto dal cardinale arcivescovo Villadicani, il quale presentò a lui e ai principi la croce a baciare. Fu cantato il Te Deum, e ricevuta la benedizione, il Re si recò all’antico palazzo del Priorato, dov’è oggi la sede del prefetto e vi ricevè le deputazioni, venute da quasi tutti i comuni della provincia, ammettendole al baciamano.

Si recò poi a vedere i nuovi lavori di fortificazione nella cittadella e al forte del Salvatore, e dopo pranzo andò al teatro, dove c’era spettacolo in suo onore. Nel teatro furono sparse migliaia di cartellini con questi motti: La riconoscenza dei popoli è il trionfo della sovranità — Chi più riconoscente all’augusto Ferdinando II del popolo di Messina? E udite quest’altro: Ci ridonaste l’ordine e la pace — Sire — Ora ci concedete grazia novella — La presenza vostra augusta — I nostri voti son paghi — Viva il Trajano delle due Sicilie. Si rappresentò un’allegoria musicale, scritta da Felice Bisazza, messinese, can-