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modo per farci morire in America o per viaggio? lasciateci morire in galera„. Un’altra volta, lo stesso Poerio al Mirabelli, intendente di Avellino, che, recatosi a Montefusco, consigliava i prigionieri politici a chieder grazia al Re, rispose: "Noi attendiamo giustizia, ditelo al Re„. Il Settembrini, nella sua commemorazione di Carlo Poerio, afferma che principalmente per quella prima risposta il trattato fu rotto, ma il Re non depose il pensiero di allontanare dal Regno coloro che temeva anche in galera. E cosi, nei primi giorni del 1859, un decreto reale commutò a 66 condannati politici la pena dell’ergastolo e dei ferri in esilio perpetuo, e un rescritto ministeriale ordinò che fossero trasportati a New-York. Erano, fra questi, Carlo Poerio, Luigi Settembrini, Silvio Spaventa, Sigismondo Castromediano, Niccola Schiavoni, Michele Pironti, Niccola Nisco, Giuseppe Pica, Achille Argentino, Domenico Damis, Cesare Braico, Giuseppe Pace, e Agresti, Barilla, Placco, Faucitano, tutti condannati all’ergastolo o ai ferri da 25 a 30 anni, e perciò reputati i più pericolosi.

Le loro vicende son note, ma non è ugualmente noto il telegramma del Re al Brocchetti, comandante della spedizione. A Cadice il Brocchetti incontrava non poche difficoltà per imbarcare su nave estera i prigionieri, poiché quell’imbarco era una violenza. Telegrafò al Re, il quale da Bari, dove si trovava per il matrimonio del principe ereditario, fece rispondere nel modo che si dirà appresso.


Tanta implacabilità verso i prigionieri politici, dopo averli fatti macerare nelle galere di Procida, di Santo Stefano, di Montefusco e di Montesarohio, e i cui tormenti sono descritti nelle Ricordanze del Settembrini e nelle Memorie interessantissime del Castromediano, contrastava in modo inverosimile con la familiarità bonaria con cui accoglieva persone a lui devote, soprattutto se rivestite di carattere religioso. Pareva allora un altro uomo. In un giorno di estate del 1856, fu visitato a Caserta dal padre Gennaro Maria Cutinelli, della compagnia di Gesù, vecchio di ottant’anni, incaricato col padre Planas della direzione spirituale delle carceri di Napoli. Il padre Cutinelli aveva porta aperta alla Reggia e il Re lo accoglieva sempre con festa, gli baciava la mano e non gli negava mai nulla. Era un santo