Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/86


— 76 —

desse un movente quasi esclusivamente amoroso. Il Tocci dal canto suo riconosce che il giornalista gli fece dire più di quanto egli non dicesse, non avendo mai asserito, che Agesilao abbia sedotta Penelope Conforti, ma che ciò si era creduto dai parenti di lei, e questa credenza amareggiava Agesilao, non mai stanco di proclamare la propria innocenza. Ecco le parole del Dramis, pubblicate in una lettera ad Eugenio Conforti, che vide la luce nello stesso Corriere di Napoli del 31 dicembre 1898, e venne poi pubblicata a parte:

..."Quale era il vero disegno concordato in seno al Comitato di Cosenza? Era forse il regicidio? Neanche per sogno: era semplicemente quello di penetrare nell’esercito Borbonico, possibilmente nei corpi stanziati in Napoli, al solo fine di trovarsi a contatto col Comitato centrale, per discutere seriamente se un’iniziativa per bande nelle Calabrie potesse condurre ad un movimento generale delle province che si dicevano pronte di seguire il moto. Era su per giù lo stesso piano insurrezionale carcerario del 1851, infelicemente abortito nella sanguinosa catastrofe di quell’anno, nel castello di Cosenza. Di regicidio non si fece mai cenno, neanche fra me stesso ed Agesilao che in quell’occasione mi ospitava in casa sua, dividendo meco il suo lettuccio.

“Se non che negli ultimi giorni o meglio negli ultimi istanti della nostra separazione, in una magnifica notte di maggio, in cui fissavansi fra noi gli ultimi accordi, Agesilao in un impeto di esaltazione, propose a bruciapelo il regicidio, qualora la nostra missione rivoluzionaria fallisse, sembrandogli poco probabile la riuscita: era bello e affascinante in quel momento sotto l’entusiasmo delle memorie dell’antichità de’ Scevola e de’ Bruto. Io mi opposì energicamente a sì funeste tendenze, dimostrando la inutilità delle esecuzioni personali, anzi il pericolo che simili attentati potessero riuscire a fare il gioco del Murattismo, allora prevalente nelle provincie nostre..... La conclusione fu che in ogni modo si dovesse soprassedere, fino a quando ci fossimo riuniti in Napoli per deliberare definitivamente sul da farsi.....

“Ma la fatalità volle dividerci, aggregando me alla gendarmeria Reale di Salerno, ed Agesilao al 3° battaglione cacciatori in Napoli. Ecco come si spiega la mia corrispondenza con lui, sorpresa in parte dopo l’attentato nel sacco militare di Agesilao, l’ultima lettera mia più specialmente, che per fatali combinazioni, anzichè al suo recapito, cadde in mano della gendarmeria sullo stesso campo di Capodichino in seguito alla catastrofe avvenuta.1 Eran pochi righi di riscontro ad una recentissima lettera con la quale Agesilao mi con-

  1. Tutto questo non è ben chiaro.