Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/81


— 71 —

sia succeduto la certezza che nessun personaggio sarà di Parigi inviato a questa Corte per lo scopo di cui si tratta.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Continuano i tridui e gli indirizzi e nei medesimi rimarcansi le stesse dimostrazioni di officiale devozione ed affetto, ma però la popolazione è sempre fredda ed indifferente ogni qual volta il Re traversa le vie anche più popolose della città.

La condotta del Governo, sia negli anni andati, che nella deplorabile circostanza dell’attentato sulla persona di S. M., fu tale, che quell’evento che poteva esser quanto mai favorevole alla sua causa, gli riuscì di danno. L’arma, che la sorte gli presentava dalla parte dell’elsa, egli l’afferrò dalla punta, ed è a temersi che non gli verrà fatto di accorgersene così presto da prevenire i mali che lo minacciano.


Napoli, 23 decembre 1856.


.... Allontanate tutte le persone oneste dal prender parte al maneggio della cosa pubblica, tenute in conto di sospette, sorvegliate e sottoposte ad una cieca e continua pressione, il Governo è ridotto nelle mani di una setta che invade tutti gli ordini dell’amministrazione e che trionfante nella forza e per il silenzio delle popolazioni va facendo strazio di questo misero paese.

In presenza di sì dolorosa situazione, i tranquilli ed assennati cittadini si limitano a disapprovare, gemendo, la falsa via nella quale si è gettato il Governo, sperando che futuri avvenimenti siano per apportare migliori destini; ma di tale attitudine aspettante non si contentano gli spiriti turbolenti e pervertiti. Costoro non badano ai mezzi per soddisfare ai loro desiderii di vendetta, e riuniti in setta al par di quella che costituisce il Governo, ordiscono trame e congiure onde abbattere la loro rivale, e non tenendo forza spiegata ed aperta, nel mistero e nel silenzio tentano le opera più insensate e nefande.

Il Governo, che ben è conscio della situazione a cui ha ridotto per opera sua il paese, ne ha timore e sgomento, e quindi accresce rigore e pressione, che invece di acquietare raddoppiano l’effervescenza degli animi.

Il pensiero che più atterrisce la mente di chi esamina le condizioni politiche di questi Stati, si è che dalla lotta di queste due sette, qualunque sia quella che abbia il sopravvento, nulla può riuscire di bene, imperocchè o perdurerà il sistema di persecuzione, di diffidenza e di terrorismo, ovvero nascerà un’anarchia completa, uno scatenamento di tutte le passioni, uno sfacelo generale: in ambi i casi la rovina della nazione.