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Tronca su’ labbri il canto!....
O terra di beltà suprema e sola,
Il tuo divo sorriso or chi t’invola?

. . . . . . . . . . . . . . . .


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Molle di pianto e d’alto duol commossa,
Movi, o mesta Canzon, romita e sola,
Ove sepolte l’ossa
Stan d’iniqui e ladroni: in poca fossa
Ivi cerca l’eroe; digli che ancora
In Italia è una gente
Fra cui sonar si sente
Libero all’aure di Melano il nome,
Ove tra poche elette alme non dome
Il fatto audace ed immortal sì onora.

Torino, 1857.


Documento XI, volume I, cap. X.


Dal “Carme„ su Agesilao Milano
di Giuseppe del Re.

Ultima parte.

Una densa caligine profonda
Sulla cittade si riversa, e tutto
Ravvolge nel suo vel: tenebra è il cielo,
Son tenebre degli uomini le menti.
Mal dura il guardo in quell’orrendo e cupo
Mistero a penetrar: accovacciate
Ahi lu Morte vi stanno ela Vendetta,
E una turba famelica di sangue
Il delitto asseconda incoronato!
La Musa, anch’essa inorridita abborre
Da tanta vista, e nel suo duol raccolta
Al silenzio i suoi fremiti abbandona,
Il di aspettando, o Agesilao, che intera
Sarà l’opra di Dio. Tu la vedesti
Nella tua mente e l’affrettasti. Ancora
Ella ritarda e tarderà, ma certa
E la promessa, e il tuo sangue n’è pegno.