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d’ogni altra lingua: Arciprè, m’hai pigliatu pi santu! e andò ad inginocchiarsi al faldistorio.

“Dopo che fu cantato solennemente il Te Deum, il Re co’ principi, i ministri ed i generali si recò a piedi nel palazzo della Sottointendenza, mentre la folla acclamava, chiedeva grazie e presentava suppliche. In quel rincontro attirò l’attenzione sovrana una donnicciuola, che implorava, ad alta voce, grazia pel fratello cappuccino. Il Re la face avvicinare, e quando seppe che il frate, per bassi intrighi di convento e per pretesi sensi liberali, era perseguitato e fuggiasco: Fatelo venire a me, disse.

“— Sarebbe subito arrestato, Maestà — soggiunse la donna — da questi che vi circondano.

Non abbiate paura — soggiunse il Re con un sorriso, e diede ordine che un suo segretario accompagnasse la donna per rilevare il capuccino, il quale era nascosto in paese, non ostante le accanite ricerche da parte della polizia.

Qual fu la generale maraviglia quando, di lì a poco si vide comparire in piazza, a scorno dei gendarmi, il frate, lacero e smunto?

Lo stesso Re ne rise, e rivolto al capitano della gendarmeria, che era qui di guarnigione, gli disse: Che bella polizia esercitate voi!...

“Il frate fu tosto graziato, ma stanco della persecuzione fratina, entrò nel clero secolare, e riprese il suo nome di battesimo Filippo Falabella.

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“Nel mattino seguente, 30 settembre, il Re co’ principi e col seguito ascoltò devotamente la messa, celebrata dall’arciprete Sabatino nell’oratorio, che fu eretto appositamente nello stesso palazzo, ed essendo rimasto vieppiù compiaciuto dai tratti affabili e generosi, dalla dottrina, della bontà d’animo e dello zelo religioso di quell’ottimo sacerdote, stabilì di proporlo alla Santa Sede per la nomina di vescovo, come in effetti fece nell’anno stesso, nel quale il Sabatino fu nominato vescovo dell’importante diocesi di Valva e Sulmona.

“Dopo gli uffizi divini il Re ricevè l’autorità cittadine, il sindaco con tutti i decurioni, il giudice istruttore Pettinicchio, il ricevitore distrettuale Giovanni Aldinio, il giovane conciliatore Nicola Pesce ed i galantuomini. Chiese minuto conto dell’amministrazione e dell’azienda comunale, e volle fra le mani il bilancio, nel quale fermò la sua attenzione su di una partita di 85 ducati per manutensione di fontane, osservando che, nel passare per la piazza, aveva notato che la fontana circolare era completamente all’asciutto. Il sindaco fe’ riflettere che in paese eranvi altre fontane, alle quali bisognava provvedere, e per accomodare il condotto di quella, che