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UNA PAGINA POSTUMA


Il terremoto del 1851 a Melfi.


Negli anni, che sono particolare argomento di questo libro, il Regno delle Due Sicilie fu rattristato da due terribili terremoti, quello del 1851 che distrusse Melfi, e danneggiò più o meno fortemente la regione del Vulture; e quello del 1857, che colpì quasi tutta la Basilicata, e una parte della provincia di Salerno. Di quest’ultimo si discorre copiosamente nel capitolo XII del primo volume; di quello del 1851 si fa un cenno, e si ricorda che il re Ferdinando II si recò sui luoghi del disastro, conducendo seco il principe ereditario, che contava quindici anni; il conte di Trapani, e parecchi alti funzionari della amministrazione civile e militare. Fu l’unico pubblico infortunio quello di Melfi, che indusse il re a recarsi sui luoghi devastati, sia per la relativa vicinanza di Melfi a Napoli, attraverso i due Principati, sia per la stagione non inclemente. Il terremoto del 1851 avvenne nel cuore dell’estate, in pieno sollione, il 14 agosto, vigilia dell’Assunta, patrona della città di Melfi; e che i Melfesi volevano celebrare in quell’anno con maggior pompa, onde avevano fatto venire un apposito concerto, e parecchia gente era convenuta dai paesi vicini. Contrariamente alle tradizioni dei grandi terremoti, quello di Melfi fu sentito alle ore 19 e mezzo italiane, nell’ora più forte della canicola, quando la maggior parte della gente dormiva, come si costuma nei paesi meridionali in quella stagione. Il caldo e la siccità imperversavano da più mesi; anzi, ricorda uno degli scrittori